venerdì 23 novembre 2012

Zucca: tutte le sue virtù




Non è la prima volta che vi parlo della fantastica zucca: quando la cucinate lavate bene la buccia che potrete gustare, senza fare l'inutile fatica di toglierla ( se poi non vi piace la potete sempre levare dopo averla cotta).
Fatta a fette e messa sulla teglia del forno così com'è  a 180 gradi per  una ventina di minuti o poco più è ottima e salutare, priva di grassi, anche se sicuramente contiene molti zuccheri può essere consumata a tutte le ore per una carica di energia.
Potete farne dei dolci, graditissimi ai bambini ( scorrete i miei post) o delle ottime zuppe, vellutate, arricchire un piatto di verdura lessata, ecc. ecc.

La natura davvero non ci fa mancare nulla!
Come coltivarla, come usarla, quali sono le sue proprietà, cliccate sul link qui sotto:
http://www.greenme.it/mangiare/altri-alimenti/8884-zucca-proprieta-benefici



Grazie per esser passato di qui, rilassati con questo video:





Canederli




Risparmiare in cucina non significa certo comprare alimenti scadenti solo perché costano meno: è invece l'arte di utilizzare tutto senza sprechi, cosa davvero utile ed ecosostenibile (per usare una parola molto di moda adesso).

Imparare ad usare gli avanzi in cucina è essenziale per risparmiare, non inquinare inutilmente, non sprecare, se diventa un'abitudine è inoltre divertente e creativo.

E' vero che spesso questo comporta più tempo dedicato alla cucina, ma soprattutto comporta una buona organizzazione e un'ottica lungimirante e calma.

"Voglio ottenere il meglio dal mio modo di cucinare, senza fretta".
Questa frase può mettere in crisi molte donne che invece preparano sempre di corsa i pasti per la famiglia, oppure li comprano pronti, spesso non è una scelta, ma una condizione a cui si arriva.
"Voglio, desidero, ottenere il meglio dal mio modo di cucinare.
Desidero farlo senza fretta alcuna."
Non potrebbe essere anche un delizioso mantra da ripetersi per rafforzare in noi l'idea che questa meta è davvero raggiungibile?
Provate, non avete nulla da perdere!

Con una diversa organizzazione si può ovviare alla ripetizione di alcuni errori di valutazione dei tempi, 
ci si può addirittura rilassare scoprendo che la cucina può davvero essere un divertimento e una gioia per tutti.
Resta comunque imperante il bisogno di farsi aiutare da tutti i componenti della famiglia nell'organizzazione e nella spartizione dei compiti.
Cliccate qui rilassatevi e poi continuate la lettura.




Ingredienti: 
pane raffermo
latte o bevanda di soia se siete intolleranti q.b.
2 uova
50 gr parmigiano reggiano

La sera prima (questo è il procedimento ideale) prendete del pane raffermo avanzato, calcolando 1 panino a testa, sminuzzatelo col coltello facendone dei cubetti, metteteli in una terrina e irrorate con del latte, finché vedrete il pane ben zuppo. Se il pane non è durissimo potete faro anche il giorno stesso, oppure se è duro sminuzzatelo maggiormente.
Dopo averlo lasciato riposare, rigiratelo con una forchetta e aggiungete due uova e il parmigiano.
Potete variare e aggiungere all'impasto:
cubetti di speck
spinaci lessati e sminuzzati
erbette lessate e sminuzzate
prosciutto cotto

Dopo aver amalgamato bene il tutto, formate con le mani delle palline piuttosto grosse,aiutandovi con del pane grattugiato.
Disponetele su un tagliere e buttatele nell'acqua calda bollente salata finché non vengono a galla.
Serviteli ben caldi.

Conditeli con burro versato e salvia, ragù oppure con burro e speck a cubetti, abbondate con parmigiano reggiano grattandolo sopra i canederli caldi.






Una poesia di Elio Pecora che mi è piaciuta moltissimo:

Le voci
Ci sono tante voci
nelle nostre giornate,
sono tante e diverse,
vanno tutte ascoltate.
Sono le nostre voci
che dicono parole
l'una legata all'altra:
non sanno stare sole.
C'è la voce del vento
che soffia e che rinfresca,
del passero, del gatto,
anche dell'acqua fresca
che scivola fra i sassi,
degli alberi il fruscio,
lo stormire delle foglie,
dei grilli il frinio.
La voce della fiamma
che crepita e s'arrossa,
c'è la voce del mare
ora quieta, ora mossa.
E, se tendi l'orecchio
di notte nella stanza,
odi l'orso di pezza
che ride e fa l'inchino
al pulcino che danza.
C'è la voce segreta
che ci portiamo dentro,
quella che ci accompagna,
ci avverte, ci conforta.
Ci sono tante voci
oltre la nostra porta.
Vanno tutte ascoltate


Se quello che ho scritto ti è piaciuto, lasciami un commento! Grazie in ogni caso per esser passato di qui!

Bucce candite

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bacodaseta: ricette, poesia e fantasia. by Patrizia Bacuzzi is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License.



La frutta di stagione ricca di vitamine adatte al clima che cambia fa bella mostra con tutto il suo colore, spesso però non sappiamo come utilizzare le bucce che invece non solo sono fonte di vitamine e profumati oli essenziali ma sono anche utili nella preparazione di torte e dolcetti vari per il loro inconfondibile aroma.

Un sistema per conservare le bucce degli agrumi, potrebbe essere quello di togliere la parte colorata con un affilato pelatutto (ne trovate di ottimi in commercio anche con lame sostituibili) dopodiché congelare in piccoli sacchetti le bucce che andrete a tritare in un mixer al momento dell'uso, magari direttamente con lo zucchero.
Oppure far seccare le bucce in un sacchetto di carta sul calorifero, o in un forno ventilato se potete regolarlo a 50/70 gradi per 2 ore circa (70 è la temperatura massima consigliata).
Quando saranno ben secche, si triteranno in un robot finemente, si porranno in un vasetto a chiusura ermetica, pronte ad insaporire dolci, torte, biscotti, ma anche piatti di carne o pesce.
L'aroma che si sprigiona all'apertura del vasetto è.. fantastico!
Cliccate qui e proseguite..





Un altro sistema che permette di conservare le bucce di mandarini, arance, limoni, ecc. è invece la canditura.
Questo procedimento vi permetterà anche di preparare insoliti sfiziosi snack fuori pasto con bucce che in caso contrario finirebbero nel composter ( se ne avete uno), questo è quindi 
un modo per risparmiare!
Provate per esempio a candire le bucce delle patate, delle mele, delle pere, ecc.

Per usare poi le bucce degli agrumi che avrete conservato in un vaso a chiusura ermetica, basterà prenderne la quantità desiderata e tritarla oppure metterla a pezzetti nella torta che state preparando.

Ovviamente userete frutta e verdura rigorosamente biologica, in questo modo non produrrete canditi contaminati da agenti chimici tossici e nocivi per la salute.

Canditura classica:

seondo il peso delle bucce
il doppio di zucchero
stesso peso d'acqua

lavate e asciugate i frutti ( o le patate) staccatene la buccia, tagliatele nella forma che preferite.
Nel caso degli agrumi prima di procedere ripetete due volte questa operazione per eliminare amaro e impurità:
metterle in un tegame con acqua fredda, portarle ad ebollizione, scolarle e sciacquarle in acqua fredda.
Procedete:
rimettere le bucce nel tegame con lo zucchero e l'acqua, portare ad ebollizione su fuoco moderato e cuocere per 20 minuti, mescolando di tanto in tanto, finché le bucce saranno lucide e trasparenti e il liquido quasi del tutto evaporato.

Scolarle e lasciarle asciugare su una griglia separandole.
Lasciatele asciugare MOLTO bene.
Nascondetele in fretta prima che i vostri figli le mangino così!

















Ed ora una poesia di Elio Pecora:

Girotondo

Girotondo, girotondo,
se tu giri intorno al mondo
puoi affacciarti sulle cime
di montagne e di colline,
vedi i laghi, guardi i mari,
golfi, porti, spiagge, fari,
c'è una donna su un terrazzo,
fra le nubi passa un razzo,
la campagna è un gran tappeto
colorato, c'è un vigneto
e nel centro una torretta,
sopra i tetti una civetta,
strade, piazze, slarghi, ponti,
cieli aperti ed orizzonti
rossi, blu, viola, arancio,
c'è la luna appesa a un gancio,
nell'oceano profondo
anche là si gira in tondo.
Giri tu e gira la Terra,
mentre è in pace e quando è in guerra,
giri e intanto gira tutto:
Sole e stelle, bello e brutto.

Chi sa dove c'è chi tira
una leva e tutto gira...


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lunedì 19 novembre 2012

Immagina una piazza


    Oggi vi propongo un libro di Anna Maria Fabiano.



 




Anna è una cara amica,


donna dalle mille risorse, insegna da

tanti anni in un liceo a Cosenza, scrive racconti, fiabe, poesie, 

raccoglie emozioni e le trasmette nei suoi libri con rispetto e

grande amore per l'umanità.


Anna ama anche gli animali e li raccoglie, li cura, dona spesso 

loro una nuova dimora.

Si può dire che il suo amore per gli altri si manifesta proprio 

nella sua disponibilità, nell'accogliere le persone presso di sé, 

esattamente come fa con queste creature.

Vi suggerisco di leggere le recensioni che troverete qui sotto 

per avere un'idea del libro che vi propongo:

La piazza principale di una città ne rappresenta in qualche modo il cuore: pulsa di vita, nel suo essere luogo di incontro, di aggregazione sociale, di movimento. La Piazza con i suoi negozi, le panchine, qualche albero o portico, magari un monumento, e tutti i figuranti che vi si incrociano. Per attimi o tutti i giorni, come in un rito.
Nel gergo di chi usa gli stupefacenti, per piazza si intende
 genericamente la strada, i posti in cui si va a cercare il necessario, il pane quotidiano.
Nel romanzo di Anna Maria Fabiano, la piazza è tutto questo e molto di più. Gli spazi si dilatano, mentre pure il tempo impazzisce e perde dimensioni, e la piazza diviene proscenio sul quale la protagonista, con sincerità disperata, racconta la sua StoriaCalvario. È la voce di una giovane donna, quella che ci tocca il cuore, nel suo parlarci di una vita non scelta, di un’esistenza in cui è caduta senza volerlo e impastata di ribellione necessaria, di fuga dall’ordinario e dal perbenismo imperante. Dell’urgenza, frustrata fin dall’infanzia, di essere accettata e amata per quella che è. Delle contraddizioni esistenziali e dei sensi di colpa che scaturiscono dai suoi comportamenti “devianti”, del sentirsi sempre giudicata. Perché è davanti a consesso immaginario di giudici che si presenta, senza nulla celare dei suoi trascorsi, della fragilità e della forza che le sono stati compagni nel suo andare, sino al verdetto finale. In un crescendo di grande impatto emotivo, in cui delirio e lucidità intrecciano i fili, Anna Maria Fabiano conduce il lettore parlandogli attraverso l’io narrante, con un piglio narrativo diretto e avvincente, con uno stile personalissimo che coniuga sapientemente il linguaggio colloquiale quotidiano ai modi del surrealismo.
Un libro che si legge tutto d’un fiato, prezioso nel ricordarci quanto conti il rispetto per ogni singolo percorso esistenziale, quale che sia. Quanto l’amore e l’assenza di pregiudizio possano cambiarci la vita. E quanto il perdono, sia quello rivolto al prossimo che quello diretto a noi stessi, possa salvarci, alla fine di ogni cosa.

silvia longo













 La protagonista di questo romanzo/confessione è una ragazza sempre dipendente da qualcuno o da qualcosa, che non riesce a trovare l’equilibrio necessario a vivere accettabilmente la propria esistenza.
I personaggi da cui dipende affettivamente, senza però riuscire a instaurare con loro appaganticorrispondenze d’amorosi sensi sono i familiari che non la capiscono, l’Avvocato che la sfrutta senza scrupoli ma in maniera accattivante o Madame, che lei ama di un amore che sente innocente ma che è inopportuno per gli altri.
Tra gli oggetti, invece, che le creano dipendenza, al primo posto c’è la roba, il pane quotidiano da cercare spasmodicamente nel rosario dei giorni finalizzati allo sballo, senza orizzonti altri, nella piazza dove tutto si scambia, dai rapporti devastanti all’oggetto del desiderio.
La protagonista è sensibile, profonda, intelligente e in certi squarci di normalità riesce a raggiungere obiettivi importanti, come la laurea in sociologia; ma poi ricade nel male oscuro, nella malattia dell’anima che la divora, impedendole di sintonizzarsi stabilmente sulle note della vita: la sua è una canzone disperata e stonata che non diventa mai canto armonioso.
In tutta la prima parte del romanzo prevalgono toni surreali, che seguono l’incessante recherche della ragazza; dopo, le pagine si fanno più realistiche, più legate al qui e ora, che diventa prima cronaca e poi memoria. Fino alla conclusione, che, in un cerchio ideale, ritorna, per liricità, al tono dell’esordio.
E’ una prova difficile e complessa quella in cui l’autrice, Anna Maria Fabiano, si è cimentata in questo lavoro: per l’acuta indagine psicologica che ha esercitato sul suo personaggio; per lo spessore umano e intellettuale che gli ha regalato; per la sofferenza fisica e psichica che ha dovuto raccontare; per la scelta di un linguaggio mai retorico, ma aderente al vissuto corporeo e mentale della sua creatura, come un guanto alla mano.
E ha vinto la sfida perché Immagina una piazza è un romanzo che non si dimentica, in quanto questa ragazza, vittima e carnefice di se stessa diventa la quintessenza dei mali del nostro tempo: l’incomunicabilità, l’indifferenza ai percorsi oscuri dell’animo giovanile, l’ipocrisia della società perbenista, il vuoto di valori o l’incapacità di praticarli seriamente.

                                                                                             M.Gisella Catuogno

“Immagina una piazza”, di Anna Maria Fabiano

di Margi De Filpo -
Immagina una piazza”, di Anna Maria FabianoFerrari Editore
Immagina una piazza, le sue voci, le strade che si diramano tutto intorno, le luci, i profumi e il viale alberato. Un cammino accidentato, il percorso della paura che cresce e ingoia l’infanzia. Il terrore di non essere all’altezza degli Altri, e non avere il diritto di essere amata. La piazza nel gergo della strada, dove drogarsi, incontrarsi, dimenticarsi e tornare sempre al punto di partenza. Lo stesso viale alberato, ancora una volta, per poter ammettere che quel profumo, “l’odore di resina e di mare”, tanto disprezzato, “mi piaceva, e non l’ho mai detto”. Una storia di solitudine e volontà, la piazza di una giovanissima che decide di drogarsi per porre un marchio definitivo e indelebile alla sua diversità. Ma ciò che colpisce del romanzo è proprio il fatto che noi assistiamo, nelle pagine intrise di surrealismo alternato ad un linguaggio tanto colloquiale da spiazzare il lettore, alla vera guarigione. L’inferno della disintossicazione, fatto di urla, crisi violente e odio nei confronti di chi non vive nel bisogno. La rabbia che aumenta perché non si è capaci di essere riconoscenti e di mostrarsi deboli. Quando guarire significa arrendersi. La protagonista si svela, pian piano, tanto lucida da non trasferire sugli altri le proprie colpe, e tanto forte da perdonarsi, disposta anche a perdere. Perdere tutto e ricominciare, continuamente. Perché il suo vero male è l’orgoglio. L’orgoglio di essere diversa, per poi accorgersi che, diversi, lo sono tutti. Perdonare, perdonarsi. Ricominciare a vivere solo quando ci si accorge di essere ancora in grado di prendersi cura di chi si è preso cura di noi. Pagine intrise di forza e delicatezza, rabbia e desiderio di recuperare il tempo perso. Uno stile poco curato ma potente che trascina, in poche ore, alla fine di un lungo percorso. Poi, un nuovo inizio, e servono solo due parole per descriverlo: “non piangere”.











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lunedì 12 novembre 2012

Le foto dei nostri amici e le loro storie

Prosegue la raccolta delle foto e storie dei vostri amici, sentitevi liberi ed inviatemi i vostri pensieri, corredati da foto o soltanto le fotografie, grazie.

Chi non ha mai posseduto un cane, non può sapere che cosa significhi essere amato.

Schopenhauer
Stella

Al mio pirata Momo


Ti vidi quel giorno 
grande occhio, ferito
Spalancato su un mondo
Che non ti voleva
Ti scelsi ed entrasti in un mondo diverso
lasciai per rispetto che tenessi il tuo nome
non volli cambiarti, fermare il tuo passo
Pirata ribelle, fuggivi ostinato
paura nel cuore di un'altro rifiuto
dei mille abbandoni, di altre ingiustizie
Col tempo accettasti il mio tenero amore
il tuo occhio impaurito capì bene chi ero
Un'orfana triste di ina vita mai avuta
Mi manca il tuo occhio,
Momolone adorato,
Compagno fedele, mio unico figlio
(Michela Mariotti)

Lola



ALLA MIA BAMBINA PER SEMPRE


Entrasti in silenzio.
Due occhi impauriti in un mondo non tuo.
Viaggiasti  le pene,il dolore impazzito
Mio unico scudo,mia isola persa

A mio fianco affrontasti  le schegge,i lamenti
Cammini perversi di strade illusorie.
In silenzio accettasti, cuore grande di madre
Le regole assurde di chi avevi adottato.

Insegnasti l’amore ad un cuore malato
Che non seppe seguire la tua magica strada.
Incredula e triste mi guardavi cadere
Impavida e fiera mi intimavi a seguire.

Sussurravi ogni giorno al mio sguardo distratto
L’esistenza di un mondo che valga la pena.
Paziente aspettasti che il mio cuore capisse,
che uscisse per sempre da un passato  in frantumi.

Sei  uscita in silenzio da un mondo non tuo.
Senza addii laceranti per non darmi dolore
Il tuo cuore  sapeva da saggia compagna
Che oramai io potevo
viaggiare da sola.
(Michela Mariotti )






domenica 11 novembre 2012

Foto dei nostri amici

Akira

Akira e Alexa

Akira e Alexa

incontri di Johnny a passeggio



Il bellissimo Gustavo che ammira il mare siciliano

sabato 10 novembre 2012

Il caco



Il caco

La pianta sorregge rami carichi
Mio cuore affaticato
Sono verdi ancora i suoi frutti
Pesante è il fardello

Mi sono attardata tra i suoi rami
Spogli di foglie
Orgogliosa di frutti
Pianta povera e ostinata

Ma sei così dolce mio cuore!
Perché mai?
Prossimo è il raccolto!

Alleggerisco il peso
Portandole via il tesoro
Che messo al riparo da uccelli, temporali e gelo
Addolcirà le labbra e donerà coraggio.





Torte e dolci per Halloween

Lo so, lo so ch'è già passato!! Ma qualcuno a quanto pare lo festeggia un po' in ritardo! Conservate quindi l'idea proposta per il prossimo anno, accontentandovi di prendere spunto da queste foto!!
I complimenti vanno a mia nipote Simona che ha trovato il tempo di scatenare la sua creatività!



Nella tela del ragno ( focaccia dolce)
Riposano in pace (torta al cioccolato)
Terra e vermi ( budino al cioccolato)

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Bacodaseta non è un nick o un alias, è il significato del mio cognome. Esiste un paesino sperduto sui colli bergamaschi, piccolo tal...